70 anni fa, all’inizio di febbraio del 1946, si concludeva a Riga il processo a porte aperte contro i criminali nazisti di alto livello. Sulla giustezza della condanna a morte loro inflitta non vi erano dubbi a quel tempo né in Unione Sovietica né in Occidente. Nella Lettonia moderna, divenuta membro UE, sono apparsi dei falsificatori della storia che descrivono i carnefici hitleriani come “vittime del sistema staliniano” e che aprono alla possibilità di valutarli in modo diverso.

Il processo nella capitale della Repubblica Socialista Sovietica Lettone si svolse contemporaneamente a quello del tribunale di Norimberga. Fu uno tra i diversi processi tenuti in una serie di Stati europei dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Vennero giudicati sette nazisti di rilievo, che avevano lasciato la propria scia di sangue sul territorio del cosiddetto Reichskommissariat Ostland, nell’ambito del quale i nazisti avevano inserito i territori occupati della Lituania, Lettonia ed Estonia sovietiche e parte della Bielorussia.

Sul banco degli imputati finirono il Comandante delle SS e della polizia dell’Ostland, l’Obergruppenführer delle SS Friedrich Jeckeln, l’ex Comandante di Riga tenente generale Siegfried Paul Ruff, il Comandante della 391° unità di guardia tenente generale Albrecht Digeon von Monteton, lo Standartenführer delle SA Alexander Becking, l’ex capo della Direzione del campo di concentramento per prigionieri di guerra dell’Ostland maggiore-generale Bruno Pawel, e i maggiori-generali Hans Küpper e Friedrich Werther.

Il procuratore militare Nikolaj Zav’jalov e i testimoni fecero un quadro dei crimini mostruosi perpetrati dagli imputati e dai loro sottoposti negli Stati baltici e in Bielorussia. Il tribunale condannò tutti e sette alla pena di morte per impiccagione.

Alla sentenza fu data esecuzione il 3 febbraio 1946 alle ore 15 e 30 minuti, in piazza della Vittoria a Riga di fronte a una folla numerosa.

Sembrava, allora, che la giustizia avesse trionfato e che fosse stato messo un punto fermo.

Un avvocato lettone riscrive la storia

Tuttavia, i tempi sono cambiati. All’interno di quella storia che nell’ultimo quarto di secolo gli storici baltici intessono e che i politici e giornalisti baltici spacciano, i soldati dell’Armata Rossa, i partigiani sovietici e i guerriglieri sono messi in cattiva luce; al contrario, i sostenitori locali di Hitler sono dipinti come “combattenti per la libertà”.

Lo storico Il’ja Nikiforov constata: Il concetto di “combattente per la libertà” è gradualmente diventato larghissimo e ha incluso non soltanto i “fratelli della foresta”, ma anche i cittadini che entrarono volontariamente o che vennero forzatamente precettati nell’esercito tedesco, i battaglioni di polizia e le milizie SS. In Estonia si considerano “combattenti per la libertà” anche gli estoni che servirono nell’esercito e nella flotta finlandese.

E poi si è visto che questo è ancora niente. La “chicca” è il libro non di uno storico, ma di un avvocato, tale Andris Grūtups: “Patibolo”. La sua posizione si può evincere dal fatto che egli reputi lo SMERŠ come una “Gestapo russa” e lo scrittore Il’ja Èrenburg come un “Goebbels sovietico”.

Trattando del processo ai nazisti, Grūtups li commisera come vittime del sistema giudiziario staliniano. Nel libro è presente una pesante linea antirussa: l’autore si sforza insistentemente di dimostrare che i russi si comportarono da criminali tanto quanto i tedeschi, se non peggio. Uno degli scopi dell’autore è far vedere che si trattò non di un processo ai generali tedeschi che perpetrarono un genocidio, ma di un processo degli ebrei contro i tedeschi, cioè che fu un atto di vendetta degli ebrei sui tedeschi… Nell’esposizione del processo è invariabilmente presente una contrapposizione tra gli imputati belli e istruiti e i giudici e gli accusatori goffi e di basso livello culturale. Viene trasmesso il pensiero che i fieri e acculturati ufficiali tedeschi siano stati condannati a morte dai loschi e illetterati ebrei e russi… “Patibolo” non è neanche lontanamente un libro di storia, poiché in esso non vengono né analizzati né discussi dei fatti storici, come evidenzia in maniera fondata  lo storico di Riga Grigorij Smirin.

La posizione di Grūtups è cinica e menzognera tanto quanto gli alibi che i criminali nazisti adducevano durante il processo. Come ultima parola, il tenente generale Monteton tra le risate della sala chiese “all’Alta Corte di porre attenzione al fatto che io stesso sono un ufficiale estremamente umano, ma da bravo soldato sono stato leale al giuramento e quindi vincolato agli ordini dei miei superiori”. 

Su quali fossero gli ordini che da “bravo soldato” eseguì, preferì non dilungarsi particolarmente.

Sui passi di Vīķe-Freiberga

Il più importante dei comandanti incriminati fu Jeckeln. Riportando il suo comportamento durante il processo, Grūtups scrive: Jeckeln ammise la sua colpevolezza e lo fece in modo onesto e coraggioso. Si può valutare questa persona in modi diversi, ma non si deve negare la sua fierezza di generale. Un contegno del genere suscita sempre rispetto.

Dunque, secondo l’opinione di un giurista di un Paese UE, è possibile giudicare in maniere differenti uno dei peggiori criminali nazisti. Ma è possibile, davvero?

Ricordo che le firme di un capo delle SS e della polizia dellOstland stavano sotto le ordinanze con le quali furono uccisi centinaia di migliaia di cittadini sovietici. Jeckeln ideò e diffuse ampiamente un proprio sistema di fucilazione che chiamò “metodo della scatola di sardine”. I boia costringevano le persone a coricarsi viso a terra dentro fosse preparate e sopra cadaveri che vi giacevano già, dopo di che sparavano loro alla nuca o alla base del cranio. Su ordine di Jeckeln, il 29 novembre e l’8 dicembre 1941 i tedeschi e i loro fiancheggiatori lettoni effettuarono un’opera di liquidazione del ghetto, uccidendo migliaia di ebrei nella foresta di Rumbula. Ma veramente Grūtups e i suoi seguaci ritengono che tali crimini mostruosi si possano giudicare in maniere diverse?

Su ordine di Jeckeln venne effettuata la sterilizzazione delle donne che avevano contratto un matrimonio misto con ebrei. E una cosa del genere si potrebbe valutare in modi diversi?

Ricordiamo le deposizioni dei prigionieri sopravvissuti al campo di concentramento di Salaspils, nella zona di Riga.

Questa ad esempio è la testimonanzia di un insegnante, Jāzeps Kausinieks: Costringevano le persone già distrutte dal pesante lavoro a sdraiarsi e ad alzarsi, a rivoltarsi nel fango, a saltellare come lepri, a camminare col passo dell’oca. I soldati di Hitler stavano di fronte al comando di presidio a godersi lo strazio degli sventurati. Per torturare la gente nel campo di concentramento di Salaspils venivano largamente impiegati anche dei cani addestrati. Erano dei cani appositamente istruiti che al gesto del padrone si gettavano sulle persone e affondavano i loro denti acuminati negli stinchi, nelle cosce, nella schiena dei detenuti, in tutte le parti dei quei corpi emaciati e coperti da brandelli di vestiti. I tedeschi assistevano con grande piacere a queste scene in cui i cani sbranavano le persone, come se fosse uno spettacolo festivo.

Ed ecco invece quanto riporta il nativo di Riga Noas Heimansons: Mentre lavoravo allo sgombero dei cadaveri il 9 dicembre 1941, fui testimone del momento in cui nella clinica ostetrica del ghetto furono uccisi 18 neonati. La strage fu eseguita da un gruppo di lettoni sotto il comando di ZAKITIS Arvid, che durante le uccisioni dei bambini disse: “È un peccato sprecare proitettili con loro”, quindi cominciarono a buttarli a terra e a massacrarli di calci.  

In termini di “giudizi differenti”, Grūtups non è un pionere. Alcuni anni fa, l’esempio ai cinici e ai falsificatori della storia venne dato dall’allora presidente della Lettonia Vaira Vīķe-Freiberga, che definì il campo di concentramento di Salaspils come “rieducativo-lavorativo”. Tacque sul fatto che in esso veniva prelevato dai bambini il sangue per i soldati tedeschi feriti — migliaia di litri di sangue! Prendevano 100-150 grammi persino dai lattanti…

Le scomode ammissioni del nazista Jeckeln

Nel frattempo, negli Paesi baltici di oggi si cerca di dimenticare alcune dichiarazioni di Jeckeln, come ad esempio questa: All’Est ci sono soltanto padroni e schiavi, e il tedesco è l’unico padrone…

Jeckeln confessò che con la sua prescrizione vennero formati battaglioni punitivi di polizia, dai quali uscì in seguito la legione lettone. A questo riguardo lo storico Maksim Margolin nota: Per queste ragioni, i tentativi di alcuni storici lettoni moderni di separare la legione dalle squadre punitive, di convincere il mondo intero che i legionari “combattevano per la libertà e l’indipendenza della Lettonia” e che non hanno niente in comune con i carnefici e i punitori, appaiono odiosamente mendaci. E gli annuali cortei di marzo dei veterani delle SS lettoni e i loro giovani seguaci a Riga dovrebbero secondo la logica essere adornati dai ritratti dell’Obergruppenführer delle SS Jeckeln, perché fu proprio lui nel marzo del 1943 presso la piazza del Duomo a Riga a ricevere il giuramento solenne dei legionari.

La risposta di Jeckeln alla domanda sul ruolo dei cosiddetti “governi autonomi” lituano, lettone ed estone nella conduzione della politica di repressione verso i popoli baltici è davvero degna di essere inserita in tutti i libri di testo e le antologie di storia. Jeckeln disse:

Non di rado mi toccò scontrarmi con i capi “dell’amministrazione autonoma” lettone DANKERS e BANGERSKIS, con il capo di quella lituana KUBILIŪNAS e di quella estone dottor MÄE.

Devo affermare che erano tutti grandi amici dei tedeschi. Queste persone si attenevano esclusivamente ai nostri interessi germanici e non pensavano affatto al destino delle loro genti. Erano puramente delle marionette tedescheEssi credevano che se anche la Germania avesse perso la guerra, sarebbe comunque andata molto bene se loro insieme coi tedeschi avessero eliminato i patrioti sovietici e in particolare i comunisti. Infatti, senza patrioti e comunisti per loro è molto più facile vendere i loro popoli ad altre potenze forti.

Svendere le proprie genti ad altre potenze forti negli anni ’90 fu possible ai successori spirituali e politici dei collaborazionisti degli anni della guerra. Ottenendo l’uscita di Lettonia, Lituania ed Estonia dal corpo dell’URSS, hanno rapidamente distrutto ciò che dell’industria sovietica era rimasto loro in eredità, trasformando i Paesi baltici in un protettorato USA e in una testa di ponte della NATO.

D’altra parte, hanno pure riscritto la storia, infarcendola di deliri “sull’occupazione sovietica”. Il libro “Patibolo” ne è un fulgido esempio.