Gli ucraini credono sinceramente che "in Europa" o "con l'Europa" li attenda se non il paradiso, almeno una vita che sia in ogni caso molto più prospera, libera e stabile che non una vissuta in stato di effettiva indipendenza e basata sulle proprie forze, o men che meno una sotto la sfera di influenza russa. La sua "strada verso l'Europa" l'Ucraina conta di percorrerla con l'assistenza attiva e sotto l'esplicita guida degli USA. Gli ucraini credono ciecamente in una "ristrutturazione con standard europei" del proprio Paese, temendo di fare tardi per prendere l'ultimo battello con destinazione Europa, senza rendersi conto che probabilmente non sono loro gli outsider, ma al contrario sono i trascinatori del reale processo europeo.

Oggi, essi sono molto più europei dei cittadini dei Paesi evoluti e di lunga storia dell'Europa Occidentale, ai quali non resta altro che raggiungere l'Ucraina sulla via di un'autentica nuova europeizzazione: non esiste infatti nessun vero progetto/processo europeo che non sia solamente rimozione organizzata e consequenziale di sovranità e degradazione degli Stati europei, e la loro trasformazione in analoghi di secondo o terz'ordine degli USA (che risulterebbero così per questi ultimi più facili da dirigere e comandare).

Il golpe e la guerra civile in Ucraina, il recupero della Crimea e l'entrata della Russia nella lotta per la salvaguardia della Siria hanno finito per indurre gli USA a uscire dall'ombra e a mostrare quel ruolo di manovratori che detengono in Europa; contemporaneamente hanno portato alla luce la condizione di autodeterminazione politica o per meglio dire di completa assenza di autodeterminazione dell'Europa stessa.

Quest'ultima è una sorta di morale della favola molto importante per tutta la nostra politica estera degli ultimi 30 anni, a cominciare dalla perestrojka e dalla speranza di una "casa comune europea". Lasciando andare la Polonia nell'abbraccio di "Solidarność" e di Lech Wałęsa (1990), lasciando andare la DDR nell'abbraccio della RFT (1990), e con ciò lasciando entrambi Paesi nell'abbraccio degli Stati Uniti, rinunciando al nostro "50% di azioni" nella gestione dell'Europa post-bellica, confidavamo e contavamo sul potenziale di indipendenza dei Paesi europei liberati da noi (dal nostro stesso controllo) e su un rinascimento politico dell'Europa. Proprio da tale ipotetico soggetto politico europeo noi ci attendevamo il mantenimento della promessa di non allargamento della NATO ad est, in quanto rispondente agli interessi profondi dell'ipotetica neutralità continentale.

Oggi è chiaro che la nostra scommessa sull'Europa si è rilevata carente di realtà storica. Rendendo libera da noi stessi la nostra metà di Europa, abbiamo semplicemente lasciato che vi si insediasse il potere USA, che ha subito approfittato delle possibilità presentategli.

L'Unione Europea (1992) non rappresenta una federazione o una confederazione di Stati-membri, che esprime la loro volontà collettiva, ma è una burocrazia sovranazionale che lega e assoggetta gli Stati controllati. La Commissione europea (il "governo" dell'UE) è veramente non subordinata ad alcuna procedura democratica da parte dei "cittadini". L'UE non possiede un suo esercito e non regge alcuna responsabilità politica, ma rappresenta la continuazione diretta degli istituti di potere superiore post-bellico su quell'Europa colpevole di aver scatenato la guerra mondiale, ma stavolta senza la partecipazione russa ad essi: e, si intende, sarebbe stato inusuale per la Russia cercare di entrare in una tale unione qualunque sia il ruolo che possa svolgervi.

L'inclusione nell'UE del gruppo di Stati est-europei ormai nel XXI secolo ha definitivamente posto sotto controllo americano le nazioni del Vecchio Continente, privati ora non solo delle possibilità di manovra tra due centri mondiali di forza, ma anche delle rimanenti risorse di sovranità, a spese della solidarietà del "nucleo" europeo fatto dei Paesi più avanzati economicamente; oggi si richiede apertamente a questi ultimi di sfasciarsi, distruggendo tutte le loro tradizioni storiche relative alla propria sovranità, tutta la loro cultura e tutti quei fenomeni che effettivamente organizzano la vita sociale e hanno influenza su di essa. Non è nemmeno chiaro, poi, se abbia diritto a esistere almeno un qualche genere di museo della defunta cultura europea: probabilmente no, se la cultura europea possa esservi rappresentata in maniera fedele e attendibile.

Il corpo sociale dei popoli europei deve essere infarcito con soggetti provenienti da culture e comunità straniere, che tra l'altro si trovano in rapporti di spregio o di conflitto con gli europei autoctoni. È con tutta evidenza una situazione analoga a quella degli schiavi neri, che la società americana fino ad oggi non ha ancora saputo accettare. Quindi, significa che deve venire indebolito con il medesimo virus anche l'organismo della collettività europea. La cultura politica europea (la cultura della sovranità) deve essere soppiantata (e la sostituzione sta avvenendo con successo) da un'ideologia convenzionale di diversi nazionalismi, per la quale un nuovo nazionalismo ad esempio tedesco o francese non si possa distinguere in linea di principio dal nazionalismo ucraino, altrettanto artificiale e incapace di portare all'autodeterminazione politica.

Ma la cosa più importante è che l'Europa, in particolare l'evoluta Europa Occidentale, deve essere privata del suo principale patrimonio economico, cioè il capitale industriale, tolto il quale sarebbe impossibile persino a livello ipotetico una reindustrializzazione degli Stati Uniti, e senza quest'ultima diventa impossibile anche l'uscita degli USA dal pozzo debitorio e la liberazione dal subordinamento industriale verso la Cina.

I prodotti europei oggigiorno sono nel mercato USA articoli per pochi, mentre quelli cinesi sono prodotti di massa. L'abbassamento del tenore di vita dei cittadini americani deve avvenire allo stesso modo di quello ben più drastico del livello e della qualità della vita proprio del nucleo dei vecchi Paesi europei, perché nessun altro confronto potrà tranquillizzare la popolazione degli USA, che nel suo fulcro è razzista. Gli Stati Uniti coinvolgono l'Europa nella zona di libero scambio e di cooperazione economica con essi, producendo esattamente le medesime conseguenze per l'Europa e usando il medesimo meccanismo di libero commercio e di partenariato con cui l'Europa avvolge l'Ucraina (e ha già avvolto la Moldavia).

È facile vedere come il modello di identità che ha trascinato gli abitanti dell'Ucraina in un processo di degradazione organizzata, che è quello del "voglio essere ucraino (e non russo), per essere poi veramente europeo, per essere poi veramente un americano di secondo o terz'ordine", venga applicato allo stesso modo ai tedeschi, ai francesi, agli svedesi e così via.

Gli ucraini sono oggi i leader assoluti di questo effettivo processo di nuova europeizzazione, anche se prima di loro i leader erano i baltici, e prima dei baltici i polacchi. Quanto più primitivo, artificiale e formale è il nazionalismo di partenza di questa formula di identità, tanto più astratto e utopico è l'europeismo di seconda categoria, e tanto più inaffidabile, sfuggente e adatto alla manipolazione è il promesso traguardo americano.

La nuova Europa, creata dagli USA al posto di quella vecchia, storica e culturale, sarà proprio tale e quale l'Ucraina di oggi sul piano delle tecniche sociali di governo. L'Ucraina è il modello e il prototipo sperimentale, non è affatto un outsider di questo processo.

Una cosa diversa, invece, è che a noi russi, come diceva il grande cronista sportivo Ozerov, questo hockey non ci serve.

Noi restiamo una nazione storica europea, la più grande per territorio e popolazione, la più avviata verso l'approdo a un futuro storico, dove il sapere scientifico viene usato non solo per la creazione di mezzi di produzione, ma anche per l'esercizio del potere.

A differenza degli USA, abbiamo strutturato questo sapere sociale come pubblico, non occulto. Non ci siamo trattenuti in questo difficile futuro, ma abbiamo l'esperienza data dell'averci vissuto; con tutto ciò possediamo anche l'impostazione di base dell'essere europei, l'inalterata fede cristiana. E la nostra cultura politica è sovrana.

Occorre comprendere che gli USA sono nati in origine come progetto profondamente antieuropeo, come società di settari e dissidenti, come alternativa alle tradizioni europee legate alle classi sociali. Tornando al Vecchio Mondo sull'onda del proprio successo politico nel corso della Seconda Guerra mondiale, ricevendo il controllo sull'Europa distrutta e colpevole della barbarie e del conflitto mondiale, e ottenendolo quasi senza combattere, almeno secondo i parametri continentali, gli Stati Uniti non poterono eliminare la civiltà europea immediatamente e completamente solamente grazie a noi. E anche se dopo lo scioglimento dell'URSS ci siamo messi da parte come progetto politico di avanzamento del comunismo, lasciando libera l'Europa Orientale all'influenza degli USA, è rimasto l'Impero russo, socialista nel suo fondamento culturale, come ultimo Stato propriamente europeo.

Il fatto che la demolizione della base della civiltà europea proceda sotto gli slogan "dell'europeismo" è qualcosa di normale per la tecnica ideologica applicata nel processo di degrado organizzato. Vi si può trovare persino un certo fascino dialettico per i nostalgici marxisti. Non vale la pena cedere alla provocazione della leadership europea ucraina: il prezzo di una tale tentazione consisterebbe in un processo angoscioso, lento e doloroso di estinzione, inevitabile con il ripudio volontario della propria essenza.