L'alternativa neoliberale allo Stato sotto forma di teoria della società civile rappresenta un tentativo cinico e ambiguo di accollare allo Stato il rifiuto degli impegni sociali e conduce all'americanizzazione della Russia. Oggi la comunità russa dev'essere molto attenta e deve rispondere in modo critico ai surrogati dello Stato proposti e introdotti e ai brand ideologici esternamente attraenti della società occidentale contemporanea.

Lo Stato come costante oggetto di critica

Lo Stato rappresenta un costante oggetto di critica, tra l'altro dal punto di vista di ideologie opposte. Per Marx lo Stato è una macchina di sfruttamento —separata dalla società — da parte del capitale sul proletariato, mentre per gli ideologi del liberalismo e ancor di più per quelli del neoliberalismo lo Stato è designato come il principale limitatore della libertà del capitale privato, con immutato appello alla società nel suo insieme.

Lo Stato non consiste sempre nell'attuale forma di organizzazione della società. Il suo compimento storico e il suo passaggio a una nuova formazione sociale sono inevitabili, sebbene tale costruzione, come mostra l'esperienza della storia del comunismo sovietico, possa anche essere edificata nella cornice di uno Stato tradizionale. Il trionfo concettuale della cosiddetta società civile arrivò nel momento della dissoluzione dell'URSS come sistema concorrente e alternativo al capitalismo globale.

Da quel momento, del ripetibile e inaccettabile totalitarismo dello Stato, della sua inutilità e di quanto sia indispensabile la sua modernizzazione in Russia, se ne parla con la stessa incrollabile certezza di cui si dice della necessità di aumentare l'età pensionabile. Va da sé che il trasferimento delle funzioni statali nelle mani del capitale privato, il rifiuto degli obblighi sociali e così via sono iniziative che trovano origine nell'inefficienza economica dello Stato.

In questo rigetto di principio e in questa negazione dello Stato risiede pure la spinta per le cosidette proteste di piazza Bolotnaja del 2011-2012 a Mosca. Per la parte liberale della società, della classe politica e del business russi lo Stato rappresenta l'unico male: indipendentemente da qualunque altro fattore, i colpevoli sono sempre lo Stato e la maggioranza che lo sostiene.

L'ironia sta proprio qui: respingendo il dominio e la violenza dello Stato, I suoi critici arrivano di buon grado a considerare accettabile eticamente e psicologicamente qualunque forma di sfruttamento d'impresa.

Nel cercare qualsiasi pretesto di violazione e abuso degli istituti statali, che effettivamente sono inevitabili in ogni sistema socio-politico, la società civile finisce per sottomettersi incondizionatamente all'egemonia del capitale monopolistico privato.

La società civile come brand politico e arma ideologica

La questione dell'esistenza dello Stato è una questione relativa al potere. Il soggetto del potere cambia, pur rimanendo invariata la forma di Stato, ed è ciò che finora ha permesso di "mascherare" sotto insegne consuete il sorgere di nuovi soggetti di potere e la conduzione della loro politica.

Il liberismo porta su di sè in primo piano delle allettanti variazioni del "brand" della società libera, aperta e civile; tra l'altro, con il termine società (e individuo) si intende la classe dei proprietari, come nel capitalismo classico. La democrazia, la libera concorrenza e la società civile oggi sono tutte "esche" dello stesso tipo, almeno nella loro applicazione pratica.

La società civile, in virtù dell'attrattività della sua stessa denominazione, si è trasformata in un'arma ideologica di scardinamento dello Stato di tipo tradizionale, presumibilmente senza conseguenze negative per la collettività. Il brand positivo deve togliere e neutralizzare qualunque timore.

Il reale contenuto della moderna società civile è più vicino a Marx che a colui che lo aveva ripensato nel ХХ secolo, cioè Antonio Gramsci, e ha ancor meno senso cercarlo nella teoria neoliberalista di Popper, von Hayek, Rand e altri illustri telamoni. La società civile è lo spazio di realizzazione degli interessi privati nella società borghese, alla quale la Russia è ritornata dopo il 1991.

L'attuale società civile rappresenta un compiuto costrutto americano nel quale lo Stato viene imitato, di esso resta solo un involucro vuoto; viene portato in Russia proprio questo costrutto, nella cui rigida cornice non si può nemmeno parlare di alcuna tradizione di democrazia europea o di autoorganizzazione della pubblica collettività (che era in ultima analisi alla base delle riflessioni di Gramsci).

Nell'ambito della totale americanizzazione e al di fuori degli slogan politici, gli enti privati si appropriano delle funzioni statali, spogliandosi però di qualunque responsabilità sociale. La demolizione metodica del settore pubblico in Russia porta alla riproduzione del sistema occidentale: istruzione pubblica e medicina di basso livello per la massa, e rispettive strutture chiuse di alta qualità per una minoranza di privilegiati.

Bisogna lottare per conservare lo Stato di tipo tradizionale?

L'istituzione statale non è qualcosa di perfetto; lo Stato ha una gran numero di lati sgradevoli, può persino essere fonte di violenza e ingiustizia. Ma ciò vuol forse dire che la società debba disfarsene al più presto, tanto più che ci vengono insistentemente proposti dei "sostituti" dello Stato sotto forma di ogni tipo possibile di fondo non governativo o non-profit?

Anzitutto la società russa deve comprendere in modo chiaro che cambiare le istituzioni statali con quelle private significa di fatto la fine della medicina e dell'istruzione aperte a tutti e per il momento ancora gratuite. Un tale scenario avrebbe conseguenze catastrofiche per la collettività e condurebbe alla perdita di tutte le conquiste di progresso sociale dello Stato sovietico.

Eppure proprio i rappresentanti di quelle stesse organizzazioni non governative professano una precisa ideologia neoliberalista e dei valori il cui fine ultimo risiede nell'annientamento dello Stato. Sembrerebbe quindi che lo Stato di tipo tradizionale e la vera società civile abbiano un nemico comune.

L'alterazione e la soppressione dello Stato convengono solo a quei soggetti sociali che detengono una posizione sovranazionale e sovracomunitaria e che, come la vecchia borghesia, guardano alla società come a una risorsa da sfruttare. Quindi dal mantenere o meno lo Stato di tipo tradizionale dipende la sopravvivenza della società tradizionale.

L'autentica democrazia come ideale politico e sociale è possibile proprio entro lo Stato e può essere da esso preservata. Ma che fare se è lo Stato stesso che si sforza di non dar più voce agli interessi della società e inizia invece a promuovere riforme che lo smantellino e lo sostituiscano con i rapporti sociali del tipo descritto tanto bene nelle distopie occidentali?