Man mano che si passa dai tentativi nascosti di far entrare i rifugiati all’aperta sommossa e all’assalto delle frontiere interne ed esterne dell’Europa, i seguaci del disegno politico dell’Unione Europea asseriscono con forza sempre maggiore la necessità di cambiare (“sviluppare”?) la comune strategia migratoria.

Gli adepti di tale religione laica, che credono nei "valori europei", confidano nel fatto che "l'Europa reggerà", e che non era accaduto, pare, nel XVI (XV, XIV, XIII…) secolo.    

Tuttavia, è impossibile non solo risolvere, ma nemmeno comprendere il problema che si sta elevando in tutta la sua altezza di fronte ai borghesucci europei, restando nel contesto "dell'umanismo europeo" oppure in quello della politica migratoria.

Osserviamo con più attenzione sia l'uno che l'altro, e guardiamo bene anche la correlazione tra "eurovalori" e migrazione organizzata.

La strategia migratoria europea, fino alla caduta della Libia, al disfacimento della Siria e pure fino al ritiro degli USA dall'Iraq (strategia che non è mutata neppure dopo gli eventi suddetti) perseguiva rigidamente e pragmaticamente l'obiettivo economico di assicurare al capitalismo europeo forza lavoro a buon mercato e controllabile. Sotto sotto veniva data la "benedizione" a questo processo, come se l'Europa davvero fornisse migliori condizioni di vita a questa gente. Nessuno poteva negarlo: ma dovevano lavorare duro, in modo che ce ne fosse ancora per l'eurosocialismo, per poter sostituire il proprio proletariato con quello di importazione. E poi come competere con gli Stati Uniti, che utilizzano forza lavoro cinese a basso costo?

Le difficoltà insormontabili di questa economia politica sono oggi visibili a occhio nudo.

In primo luogo gli Stati nazionali, di cui l'Unione Europea si compone, non possono in linea di principio assimilare dei terzi intrusi: questo lo si può vedere bene nei Paesi di recente entrata nell'Unione e nei candidati all'ingresso, come ad esempio Lettonia e Ucraina. Ma anche con Francia e Italia non è che vada meglio. La Germania riesce con maggiore successo con il controllo poliziesco sugli estranei: evidentemente qui si incide la loro esperienza storica.

Nessuno, comunque, intendeva assimilare o naturalizzare questi stranieri. Assimilare etnie è qualcosa in grado in fare solamente una cultura politica imperiale di tipo storico, come ad esempio quella russa.

L'idea della tolleranza (accondiscendenza) e del multiculturalismo consisteva in ben altro, cioè che i nuovi cittadini sarebbe vissuti a parte, così come i vecchi cittadini sarebbe rimasti a vivere per conto proprio, e gli uni e gli altri si sarebbero vicendevolmente tollerati. Questa strategia è crollata, come ammesso proprio da coloro che l'hanno elaborata. La pazienza è finita da entrambi i lati. La comune "cultura europea" si è rivelata nient'altro che un'immagine finta. E poi, invece di lavoratori migranti desiderosi di un permesso di soggiorno, sono arrivati altri: randagi, ostili, che dopo aver messo al sicuro la propria vita non chiedono più soltanto asilo, ma lo esigono.

In secondo luogo, gli esponenti della sinistra hanno ottenuto larghi diritti ai migranti in merito al ricongiungimento familiare, e al posto di individui in grado di lavorare sono arrivati quanti più possibili soggetti non lavorativi che si sono subito attaccati ai sussidi statali.

In altre parole, la politica migratoria non può funzionare in quanto tale con riferimento a quei compiti per i quali è stata concepita, mentre adesso sono arrivate persone di tutt'altro tipo e in quantità di gran lunga superiore: e a tutto ciò non si riesce a scorgere un termine.

Oggi non ha senso versare lacrime di coccodrillo per umanismo nemmeno da un occhio solo (mentre l'altro è fisso sul mirino, secondo la pregnante espressione di al-Assad), perché non vi è stato dall'inizio alcun umanismo nell'europolitica migratoria.

Ma le lacrime vengono versate e scorrono in quantità industriale perché in esse si deve affogare quella circostanza evidente per la quale il problema detiene un carattere non morale, non etico, non emozionale, ma squisitamente giuridico — nel senso originale del diritto. Si tratta proprio di quel diritto a partire dal quale le comunità e gli Stati di diritto traggono le leggi, comunità come inizialmente si denifiva l'Unione Europea.

Gli europei devono accogliere i profughi non per benevolenza, ma per dovere, senza alcun filtro o verifica, compresi i "galeotti" e i "terroristi", come sono definiti i profughi da molti cittadini europei che non desiderano la loro presenza: questi ultimi devono fornire loro la possibilità di andare dove vogliono, perchè se un vicino di casa ricco che vive in una bella dimora di pietra ha buttato giù la casa di legno (o di argilla) del suo vicino povero affinché questo fosse libero e si costruisse un edificio nuovo e migliore (a spese proprie, naturalmente), allora il ricco demolitore è obbligato ora lasciar entrare in casa sua il povero vicino rimasto senza un tetto; almeno finché questo non si costruisce qualcosa.

L'Europa è correa nella distruzione alla radice di almeno tre nazioni storiche e avanzate dal punto di vista della civiltà. Lo Stato, qualunque esso sia, è l'unica dimora di un popolo, e senza di essa viene a insediarsi il caos della guerra di tutti contro tutti. Una tale effettiva esperienza storica dell'Inghilterra è stata elaborata da Thomas Hobbes nel XVII secolo, perciò la cultura politica anglosassone sa perfettamente quello fa.

Al posto dell'entità statale buttata giù impazzano banditi e fanatici armati, i cittadini pacifici periscono, si perde la ricchezza individuale e collettiva, qualunque diritto esistente viene umiliato, compresi quelli più elementari, ritorna a sussistere a tutti gli effetti un ordinamento sociale primitivo-comunitario.

Adesso i popoli senza dimora vogliono venire sotto il tetto della "casa comune europea", ma risulta evidente che quest'ultima è concepita in un modo che potrebbe non reggere una loro visita e insediamento.

I seguaci della "fede nell'Europa" fanno questo conto: su una popolazione di 500 milioni, che c'è di male se di milioni ne arrivano altri 2 o 3?

Oltre al fatto che i conti non tornano proprio, perché i rifugiati aprono la strada ai migranti "normali" provenienti da Africa e Asia, mettere la testa sotto la sabbia in questo modo rappresenta un errore logico.

Pesano molto i microorganismi di infezioni mortali rispetto al corpo della persona che uccidono? E per fare ciò ne serve molto di veleno micidiale? L'antica Roma divenne cristiana quando i cristiani erano solo una piccola percentuale ed erano pure perseguitati.

È importante la struttura sociale e politica, d'altronde non a caso gli Stati nazionali hanno strenuamente conseguito in un modo o nell'altro la propria "purezza" e uniformità etica e culturale. I rifugiati non hanno nulla da perdere, hanno solo entusiasmo, cercano la salvezza, non il comfort, sono desiderosi di riprodursi e moltiplicarsi; ma sono anche desiderosi di vendicarsi per ciò che è stato fatto alle loro case, li spingerà a farlo il loro rancore e non soltanto la gelosia, usuale per i lavoratori immigrati, verso il benessere occidentale e la consapevolezza della comune ingiustizia dell'Ovest nei confronti del Terzo mondo nel suo complesso.

Se il sistema di sicurezza collettiva dell'Europa funzionasse, tutto questo non sarebbe dovuto proprio succedere. In un mondo bipolare, quando le chiavi della Germania erano tenute in due diverse mani — URSS e USA — ciò non si sarebbe verificato in linea di principio in Europa.

Gli USA misurarono le proprie forze con l'URSS in Corea e in Vietnam, in Angola e in Afghanistan, e infine a Cuba, ma l'Europa per quanto strano potesse sembrare è la casa comune, pure se del tipo di alloggio in coabitazione dove regna la tensione in cucina, in corridoio e in bagno, ma dove a nessuno degli inquilini viene in mente di dar fuoco all'appartamento: è bastata la Seconda guerra mondiale.

E ora, dopo il passaggio completo della Germania in mani americane, noi dobbiamo dimenticarci della Seconda guerra mondiale vera, perché proprio per questo la storia di essa in primis viene snaturata nel modo più allucinante.

Adesso gli Stati Uniti non soltanto esportano la guerra in Europa, ma cercano di trasformare in una malleabile gelatina tutte le istituzioni politiche europee: gli Stati, i partiti, i sistemi giuridici. L'Europa deve riempirsi di "elementi colorati" come gli USA; deve comparire un'enorme quantità di forza lavoro a buon mercato e mobile come quella di tipo americano; l'Europa deve diventare uno spazio economico interno degli USA. Tutto ciò che l'Europa ha aiutato gli Stati Uniti a fare con l'Ucraina, gli Stati Uniti lo faranno con l'Europa intera.

Fermare tutto ciò è possibile soltanto rigettando il sistema transcontinentale di sicurezza collettiva, basato sulla NATO e sull'unità transatlantica, farne uscire gli USA e farvi entrare la Russia, dando vita per la prima volta a un proprio sistema europeo e continentale di sicurezza comune.

Quest'ultimo non andrà a combattere contro l'Islam e non lo trasformerà nel male planetario, ma porrà la questione di una politica di reale sviluppo dell'Africa invece di prendere in giro questo continente; diventerà il garante dell'evoluzione della cooperazione globale eurasiatica che sostituirà "l'AmeriCina", simbiosi innaturale ed estremamente pericolosa tra Cina e USA.

E si può iniziare dal superamento la crisi siriana con la partecipazione attiva della Russia.